Operare quotidianamente per creare una società più tutelante di sé

In un momento storico in cui sembra prevalere un modello di società utilitarista e che invita a slegarsi dagli storici collanti relazionali, è ora di provare a ricostruire nuove forme di legame tra persone e organizzazioni; forme comunitarie che abbiano come obiettivo quello dell’equità e della non esclusione di chi è fragile.

Del resto il fragile può essere ciascuno di noi, in momenti diversi della vita, ed escludere o contribuire all’esclusione di chi è in difficoltà, in cerca aiuto, di comprensione, di accoglienza è una condizione che pone ogni essere umano in una situazione di insicurezza e paura perenne, perché, appunto, ognuno di noi può essere o divenire fragile in qualunque momento. Basti pensare alla fase della vita anziana, sempre più lunga, alle malattie degenerative, oppure alla condizione di solitudine o di stress che molte persone vivono e che creano varie forme di patologie fisiche e psichiche.

L’andamento dei rapporti comunitari, ovvero delle relazioni tra le persone e tra le organizzazioni, incidono e condizionano in modo positivo o negativo le fragilità e l’insorgere di malattie o disagi. Di conseguenza la prevenzione alle malattie si costruisce anche con la strutturazione di una comunità collaborativa e promotrice di buoni stili di vita, in fin dei conti si tratta di una società più equa e che riesca a prendersi cura di sé.

Un contributo rilevante per generare una siffatta società può derivare dalle sinergie e dalle co-progettazioni che possono essere intraprese tra l’ente pubblico e il privato sociale, di cui fa parte Servizi Sociali La Goccia, ovvero tra organizzazioni che abbiano come finalità l’utilità generale e non la massimizzazione del profitto.

Lo scopo è che tali sinergie riescano ad allinearsi alle complessità sociali emergenti, cercando di catalizzare e coinvolgere tutte le fasce delle comunità. Del resto, sono proprio i recenti e repentini cambiamenti sociali, culturali e demografici di scala che aprono le vie dei nuovi bisogni sociali, necessità che non riguardano più solo le fragilità e i disagi più tipici, ma che derivano da una non ancora matura prevenzione a stili e comportamenti dannosi per sé e per gli altri.

Gli standard di vita attuali hanno quindi bisogno di un’offerta più adeguata e allargata agli ambiti sportivi, culturali, ricreativi, sanitari e ambientali. Portando l’esempio dello sport, questo non può esser più visto solo come attività agonistica, ma va anche considerato come uno strumento di benessere fisico, psichico e sociale accessibile a tutte le età e a tutte le condizioni psico-fisiche. È per questo che stanno nascendo, e dovranno nascere ancora, molte attività sportive innovative non basate sulla performance, ma sul benessere personale.

Sport, cultura, attività ricreative, sanità e ambiente sono dunque sfere di vita che hanno la necessità di trovare una proposta che favorisca il benessere e la prossimità, mettendo in relazione le persone non divise in gruppi – etnici o di status o di generazioni – al fine di diminuire le antagonie derivanti dalla scarsa conoscenza ed empatia dell’altro.

Tutto sommato è la visione di “Piazza” come luogo facilitatore di reti umane che fungano da garanti sociali onnipresenti, condizione oggi sempre più rara.

La maturazione di una comunità più equilibrata e accogliente è responsabilità di tutti, anche del singolo agire di ognuno di noi, sia al lavoro che nella vita privata: siamo tutti chiamati a dare il nostro personale contributo sostenendo e accogliendo le iniziative che ci sembrano più meritevoli, sapendo che del resto anche il mare si fa “goccia dopo goccia”.